A Singapore la polizia potrà accedere ai dati del contact tracing

Pubblicato il 6 Febbraio 2021 alle 17:34 Autore: Luigi Zuccarello

Il governo di Singapore ha confermato che i dati raccolti dall’app utilizzata per limitare il contagio da Covid-19 potranno essere consultati anche dalle forze dell’ordine. L’annuncio, ad opera del Ministro agli Affari Interni Desmond Tan, ha creato non pochi risentimenti all’interno dell’opinione pubblica locale.

I fatti accaduti

La policy dell’AppTraceTogether” è stata modificata lo scorso 4 gennaio, chiarendo come “il codice di procedura penale possa essere applicato a tutti i dati posti sotto la giurisdizione di Singapore”. Questa tecnologia di contact tracing, distribuita tramite app per smartphone o attraverso un dispositivo fisico portatile, è utilizzata da quasi l’80% dei cittadini del Paese asiatico (dunque, circa 4,5 milioni di individui). La percentuale relativa a quest’ultimi è aumentata dopo che il governo ha imposto l’utilizzo di questa tecnologia in diversi spazi aperti al pubblico. Sostanzialmente, gli abitanti dell’isola devono utilizzare il proprio smartphone o token fisico per accedere ad alcuni luoghi, mediante una procedura di check-in digitale chiamata SafeEntry.

La raccolta dati ad opera di TraceTogether aveva sin dall’inizio destato timori relativi alla privacy degli utenti. Tuttavia, le autorità avevano rassicurato i cittadini affermando che avrebbero utilizzato i dati esclusivamente per rintracciare potenziali soggetti positivi al virus. Ad oggi, visto il correre degli eventi, parte della popolazione ritiene che la propria privacy sia stata, di fatto, violata.

Singapore

Nell’immagine, alcune persone eseguono la procedura richiesta per accedere ai luoghi pubblici.

Una storia che si ripete

Dal 1965, anno dell’indipendenza dalla Malesia, il governo di Singapore è stato guidato ininterrottamente dal People’s Action Party (PAP). In questo lungo arco di tempo, il dissenso pubblico si è manifestato raramente all’interno della società singaporiana. Questa tendenza sarebbe frutto della severità di alcune leggi unita all’applicazione di sistemi di censura stringenti. Inoltre, a testimoniare l’alto grado di repressione interna, vi è la posizione occupata dal Paese nella classifica internazionale legata alla libertà di stampa (158º su 180 nazioni).

Negli ultimi mesi, Singapore ha registrato un’importante decrescita nel numero di contagi. Gli enormi sforzi intrapresi per rintracciare cittadini positivi e, conseguentemente, frenare l’avanzata del virus hanno altresì ottenuto elogi a livello internazionale, anche da parte dall’OMS. Tra i Paesi del mondo l’Australia, ad esempio, ha sviluppato la propria app di tracciamento dei contatti “Covidsafe” imitando il codice sorgente dell’app TraceTogether. Quest’ultima, di fatto, non sfrutta sistemi decentralizzati creati ah hoc da Apple e Google (come nel caso di Immuni) ma reindirizza i dati raccolti ad un unico server centrale, di proprietà statale.

Singapore

Un esempio del token fisico preposto al tracciamento distribuito dalle autorità di Singapore alla popolazione.

Le conseguenze future

Sin dal principio le app di contact tracing hanno sollevato dubbi e perplessità in tutto il mondo. Le notizie relative ai fatti di Singapore aumentano quelle che sono le preoccupazioni di attivisti ed esperti sull’impiego di dati personali e sul loro uso illecito. Eugene Tan, professore di Diritto presso la Singapore Management University ed ex membro del Parlamento, ha dichiarato in un’intervista che l’atteggiamento assunto del governo sminuisce la sua credibilità sia a livello locale che internazionale. “Questo danno potrebbe pregiudicare gli scenari futuri. Singapore è riuscita a tenere sotto controllo l’infezione da COVID-19 anche grazie alla fiducia riposta dai cittadini nelle istituzioni”. Tan ha suggerito al governo di escludere che i dati relativi al contact tracing possano essere utilizzati per intenzioni diverse da quelli indicate originariamente, al fine di non scoraggiare l’utilizzo dell’app.