La ruggine è tornata blu

Pubblicato il 29 Novembre 2020 alle 12:32 Autore: Riccardo Izzo

Il 2020 è l’anno durante il quale possiamo aspettarci di tutto e le elezioni presidenziali americane l’hanno confermato. L’area che dai Monti Appalachi arriva alla regione dei Grandi Laghi (nota con il nome di Rust Belt, ossia “cintura di ruggine”, in virtù del progressivo spopolamento e declino industriale della zona), fondamentale per la vittoria del Presidente Trump nel 2016, stavolta non ha sorriso al candidato repubblicano: i risicati margini che 4 anni fa gli permisero di vincere Wisconsin (~ +23.000), Michigan (~ + 10.000) e Pennsylvania (~ +44.000) non hanno retto alla controffensiva democratica della scorsa settimana che ha consegnato le chiavi della Casa Bianca all’ex Vicepresidente Joe Biden.

Questi tre stati, assieme all’Ohio, dove invece il gap favorevole ai repubblicani si è ampliato, saranno oggetto della presente analisi.

Come Joe Biden ha vinto in Wisconsin

Il Badger State “flippa” e passa ai democratici ma, anche stavolta, il gap tra i candidati è irrisorio, inferiore persino al margine di 4 anni fa: al momento Biden è infatti in vantaggio di circa 20.000 voti.

Lo stato continua pertanto a essere un tallone d’Achille per i sondaggisti: mentre nel 2016 la prospettata vittoria della Clinton con un vantaggio del 6,2% (POLITICO) fu sbugiardata dal successo del tycoon newyorkese, anche quest’anno il +8,3% immaginato da FiveThirtyEight, al lordo del margine di errore, è ben lontano dai risultati reali (solo +0,7%): per Biden non è stata affatto una passeggiata.

Soltanto due contee hanno “cambiato colore”: si tratta delle Sauk e Door Counties, dove però la lotta è stata sul filo del rasoio (meno di 2 punti percentuali a separare i candidati).

Il successo dem si fonda però in primis sul rafforzamento delle roccaforti, ossia le due contee più popolose: Milwaukee e Dane, entrambe ininterrottamente dem dal 1960. Qui i margini di vittoria di Joe Biden sono più ampi rispetto a quelli conseguiti dalla Clinton quattro anni fa, rispettivamente 69,4% e 75,7% contro 65,4 e 70,3%. Questi risultati possono trovare il loro fondamento nel loro continuo incremento demografico, frutto soprattutto dello spostamento verso le aree urbane di giovani provenienti dalle zone rurali del paese, spiegando così anche il rafforzamento del GOP in alcune contee interne.

I giovani sono notoriamente uno degli zoccoli duri dei Democratici e l’exit poll rilasciato al termine dell’Election Day nè la conferma: il 58% degli elettori tra i 18 e i 29 anni ha preferito l’ex Vicepresidente dell’Amministrazione Obama all’attuale inquilino della Casa Bianca, fermo al 36%.

In secondo luogo le cosidette “WOW Counties”, che insieme contano circa 600.000 abitanti, hanno visto ridurre drasticamente il loro consenso nei confronti del GOP. Site nell’area metropolitana di Milwaukee, le contee di Waukesha, Ozaukee e Washington rappresentano una delle aree più repubblicane del paese. Mentre nel 2016 il gap con i democratici segnava +27%, + 19% e +40%, quest’anno il margine si è ridotto, rispettivamente, a +21%, +11% e +38%.

In ultimo la contea di Brown, la quarta più popolosa dello stato con circa 250.000 abitanti, vede il distacco tra l’Elefante e l’Asinello ridursi dall’11% del 2016 al 7% del 2020.

Last but not least, Joe Biden è riuscito a fare breccia e recuperare voti tra i bianchi senza laurea, consistente bacino del Presidente uscente, senza contestualmente perderne tra l’elettorato afroamericano (il meno consistente in termini numerici tra i 4 stati esaminati): se nel 2016 solo il 34% dei “whites no degree” sosteneva la candidata dem, l’ex Vicepresidente ha visto il loro sostegno aumentare fino al 41%, rimanendo invece immutato il supporto da parte del 92% dei neri.

La vittoria in Michigan

Anche il Great Lakes State cambia colore quest’anno: dopo aver concorso alla vittoria di Donald Trump nel 2016, lo stato, con i suoi 16 Grandi Elettori, torna a sostenere un candidato democratico alla presidenza.

Il “flip” questa volta, però, si afferma con ben ~155.000 voti di distacco a favore di Joe Biden (4 anni fa il leader repubblicano vinse con + ~10.000).

I sondaggi, tuttavia, continuano a non inquadrare bene la tornata: se nel 2016 Hillary Clinton, data in vantaggio del 6,2% (POLITICO), ha dovuto soccombere per un -0,23%, quest’anno il +8% immaginato da FiveThirtyEight, al lordo del margine d’errore, è ancora lontano dal 2,5% che separa i due candidati.

Il tour de force del Presidente Trump negli ultimi 2 giorni di campagna, con ben 2 tappe e il rally di chiusura all’aeroporto internazionale Gerald Ford, non è bastato ad ogni modo a conservare lo stato dal contendente blu.

Sono 3 le contee che hanno “flippato” rispetto al 2016: oltre a Saginaw e Leelanau, di rilevante importanza è il passaggio sotto i democratici di Kent County, la quarta più popolosa del paese. Se qui Trump vinse 4 anni fa con il 47,7% contro il 44,6% (~10.000 voti di margine), stavolta Biden ribalta eccome, trionfando con il 52,1% contro il 45,9% dell’inquilino della Casa Bianca (~22.000 voti di differenza).

Da rilevare inoltre come nella terza contea più abitata dello Stato (Macomb, repubblicana) il gap rispetto al 2016 si è ridotto di 3,5 punti a favore di Biden.

L’affluenza finale segna quasi 700.000 voti in più rispetto alle scorse elezioni, un dato che sicuramente ha concorso alla vittoria dei dem, specie grazie agli incrementi in roccaforti blu, come le contee di Wayne (la più popolosa di tutte e che vede al suo interno la città di Detroit), Washtenaw e Oakland, e nelle contee interne del paese (le più favorevoli a Trump nel 2016). Solo nella contea di Dickinson ha votato lo 0,3% in meno rispetto al duello Trump-Clinton.

Uno spunto interessante: se nel 2016 il terzo candidato, il libertario Johnson, conseguì ~172.000 voti (3,6%), quest’anno la compagna di partito Jorgensen ha raccolto soltanto ~60.000 (1,1%); segno di come la sfida del 2020 abbia polarizzato le elezioni sui 2 principali candidati ancor più di quanto già non lo fosse.

Passando agli exit poll, balza subito all’occhio una differenza non di poco conto: se nel 2016 la Clinton vinceva soltanto nella fascia di età 18-29, nel 2020 è Trump a vincere solamente tra i 30 e i 44 anni.

Su lato dei titoli di studio, Biden strappa i bianchi laureati (52% contro il 43% della Clinton) e aumenta il consenso di ben 8 punti tra i bianchi non laureati, il più grande bacino di voti repubblicano.

Se il democratico riesce ad aumentare di 7 punti il consenso tra i bianchi rispetto a 4 anni fa, è necessario notare come ne perda 3 tra l’elettorato afroamericano, da sempre favorevoli ai dem e che rappresenta il più consistente in termini numerici tra i 4 stati in esame (~14% della popolazione).

La vittoria in Pennsylvania, stato natale di Joe Biden

Anche la Pennsylvania è passata ai democratici, flippando dai repubblicani rispetto al 2016. Il vantaggio di Biden è ormai di circa 80.000 voti.

Il Keystone State anche questa volta è risultato uno degli stati chiavi di questa elezione. Uno stato dove era impossibile non avere un occhio di riguardo, considerando la sua storia recente. Dal 1992 al 2012 infatti, la Pennsylvania aveva dato i suoi grandi elettori al candidato democratico. Tuttavia nel 2016 era passata ai repubblicani, esprimendo i propri grandi elettori in favore di Donald Trump. Premessa per cui lo stato è stato molto seguito da media, sondaggisti e analisti. Come nel 2016 le rilevazioni si sono rivelate complicate, e il risultato sta lì a testimoniarlo.

All’epoca dello scontro tra Hillary Clinton e Donald Trump, la Pennsylvania veniva previsionalmente assegnata dai sondaggisti alla candidata dem con un vantaggio stimato fra il 4% e il 7% (FiveThirtyEight). Alla fine però lo stato venne assegnato a Donald Trump, risultato vincitore col 48,6% contro il 47,9% della Clinton e un distacco di circa 44.000 voti.

Per quanto riguarda queste elezioni, come nel 2016 il candidato democratico era dato favorito in partenza dai sondaggisti. Per FiveThirtyEight, guardando alla media fra risultati dei sondaggi, Joe Biden era dato avanti con più di 4 punti di vantaggio (4,7%). Tuttavia, a conteggio ormai in dirittura d’arrivo e con lo stato già assegnato, il candidato democratico si è imposto col 50% dei voti contro il 48,8% di Trump. Il distacco in termini di voti invece è più di 80.000 per Biden. Considerando il margine d’errore dei sondaggi stimato entro il 3/3,5%, possiamo notare come questa volta a differenza del 2016 i sondaggisti siano stati un po’ più precisi. Ma in ogni caso si prevedeva una vittoria leggermente più ampia.

Guardando alle singole contee, Biden è riuscito a portare nella colonna dei dem le contee di Erie e Northampton, nel 2016 favorevoli a Trump, entrambe vinte con meno di 2 punti percentuali di vantaggio.

Per le restanti, fondamentali sono risultati essere i consolidamenti del vantaggio ad Allegheny (Pittsburgh) e a Philadelphia, le contee più popolose, con numeri simili rispetto al 2016. Mentre le contee di Leigh e di Dauphin hanno visto un consolidamento democratico e un aumento numerico in termini di voti. Stesso percorso per le contee di Monroe e Lackawanna.

Dal punto di vista demografico, la vittoria di Biden è stata netta fra le minoranze: gli afroamericani si sono espressi per Biden per il 92% e gli ispanici al 62%. Biden è andato bene anche fra le donne, raccogliendo il 55% del loro voto contro il 44% messo insieme da Trump. Dato inversamente reciproco invece, per quanto riguarda il genere maschile, dove è stato Trump ad avere i numeri migliori. Dal punto di vista anagrafico, Biden ha prevalso nel voto fra le persone al di sotto dei 45 anni (il 62% fra chi è in età compresa fra i 18-29 anni; il 60% fra chi è fra i 30-44 anni). Fra le persone dai 45 anni in poi è stato invece Trump a prevalere (58% fra i 45-64 anni; 53% dai 65 anni in poi).

 

 

L’Ohio fuori dalle previsioni

L’Ohio si è invece confermato terreno di vittoria per Donald Trump e i repubblicani. Come nel 2016, infatti, lo stato è stato assegnato al tycoon newyorkese . Considerando il risultato finale delle elezioni, questa è già di per sé una notizia. L’Ohio è infatti considerato il bellwether state (indicativo per le tendenze nazionali) per eccellenza. Dal 1896 a oggi questa è solo la terza volta che chi vince nello stato non si aggiudica la presidenza (le altre due nel 1944 e nel 1960).

L’Ohio era quindi un altro di quegli stati del Midwest da tenere d’occhio in questa tornata per capire un po’ come potevano andare le cose.

Qui nel 2016 abbiamo assistito ad un sali e scendi nei sondaggi dei due candidati. Tuttavia arrivati grosso modo alla fine di ottobre Donald Trump ha visto consolidare il suo vantaggio. Solamente nei giorni immediatamente precedenti al voto margine di vantaggio nei sondaggi si era ristretto, ma in ogni caso Trump guidava col 47,7% di possibilità di vincere contro il 45,8% della Clinton, secondo la media aggregata dei sondaggi condotta da FiveThirtyEight.

Alla fine, in ogni caso, fu Donald Trump a conquistare lo stato col 51,8% a fronte del 43,7% di Hillary Clinton. Il distacco in termini numerici fu di più di 400.000 voti, segnando una vittoria molto netta per il nuovo leader repubblicano di New York. È possibile notare quindi come Trump all’epoca nonostante fosse dato favorito per la vittoria dello stato, venne anche sottostimato in termini numerici.

Anche per le elezioni di quest’anno Trump era il favorito per i sondaggisti in Ohio. E da questo punto di vista lo stato non ha riservato sorprese come già detto all’inizio. Tuttavia anche questa volta il candidato GOP è stato sottostimato in termini numerici dalle rilevazioni. Per il modello aggregato di FiveThirtyEight Trump era in vantaggio alla fine delle 0,8%, mentre nei sondaggi presi singolarmente il vantaggio era in media fra il 2% e il 5%.

A conteggio quasi terminato, invece, Donald Trump si è imposto su Joe Biden con il 53,2% contro 45,2%. Anche per numero di voti, il presidente in carica ha ottenuto un distacco più ampio di quello che raggiunse nel 2016 con quasi 500.000 voti di vantaggio. In punti percentuali il vantaggio finale è quindi stato dell’8%.

Osservando i risultati nelle varie contee subito risaltano i risultati di Montgomery e Lorain. In quest’ultima tornata elettorale nella prima delle due contee citate si è affermato Joe Biden, strappandola a Donald Trump rispetto al 2016, dove era risultato vincitore il repubblicano. Percorso inverso invece per la contea di Lorain, dove se nel 2016 si era affermata Hillary Clinton per un pugno di voti, questa volta è passata a Trump per circa 4.000 voti. Anche la contea di Mahoning rispetto al 2016 è stata favorevole al candidato dell’elefantino.

Sta di fatto che anche in Ohio il pattern fra le aree metropolitane e le zone più rurali ha trovato il proprio riscontro. Nelle contee delle grandi città come Cleveland, Columbus, Toledo e Cincinnati, i democratici e Joe Biden si sono imposti su Trump. In tutte le altre aree, al netto degli switch da una parte all’altra già citati, Donald Trump ha consolidato e ampliato anche enormemente il suo vantaggio rispetto al 2016. E i numeri da questo punto di vista sono chiari e corroborano il risultato finale.

Guardando ai dati demografici, sia gli uomini che le donne hanno votato in maggioranza per Trump (fra gli uomini per il 57%, contro il 40% raccolto da Biden; fra le donne per il 50%, contro il 49% di Biden).

Anche i dati anagrafici sono favorevoli al candidato repubblicano: solo i giovani fra i 18 e i 29 anni hanno votato in maggioranza per Biden (54% contro il 43%), mentre per le restanti fasce d’età si sono schierati in maggioranza per Trump: 51% nella fascia 30-44 anni, 56% fra i 44 e i 64 anni e il 55% dai 65 anni in poi.