Le elezioni turche del 2002 e l’ascesa di Erdoğan

Pubblicato il 4 Aprile 2020 alle 08:00 Autore: Agnese Paparelli

Il 3 novembre 2002 i cittadini turchi furono chiamati alle urne in seguito al crollo del governo di coalizione DSP – MHP – ANAP con a capo, dal 1999, Bülent Ecevit.

La crisi economica seguita dal crollo finanziario del 2001 fu il colpo di grazia per una coalizione che guidava la Turchia dal colpo di stato militare del 1980.

LA NASCITA DELL’ AKP

Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Adalet ve Kalkınma Partisi – AKP) è stato fondato il 14 agosto 2001 a seguito dello scioglimento e della scissione del Partito della Virtù di Necmettin Erbakan. Fondato da Recep Tayyip Erdoğan, il partito si presentò come filooccidentale e filostatunitense facendo campagna per un’economia liberale e per l’adesione della Turchia all’Unione Europea; si rifece alla tradizione dell’Islam politico e alla “democrazia conservatrice”.

LE ELEZIONI DEL 2002

L’AKP si presentò, quindi, alle elezioni politiche nel novembre del 2002 raggiungendo un risultato mai registrato nella storia politica turca: il partito neo-islamico, infatti, conquistò 363 seggi, quasi due terzi del totale, con appena il 34,3% dei voti.

Si fece sentire chiaramente il voto di protesta contro il precedente governo di coalizione a tal punto che nessuno dei partiti che lo formavano ottenne i voti sufficienti per assicurarsi un seggio.

L’unico partito che superò la soglia di sbarramento del 10% fu il Partito Repubblicano del Popolo (CHP, partito socialdemocratico e kemalista guidato da Deniz Baykal) che si classificò secondo con il 19,38% dei voti e 178 seggi. Gli indipendenti ottennero solo nove seggi.

Nel parlamento turco si passò quindi a un sistema bipartitico composto dalle due principali forze politiche l’AKP e CHP che insieme rappresentavano il 98,36%. L’elezione produsse così il primo governo di partito unico della Turchia dal 1987 e il primo parlamento bipartitico del paese dal 1961.

L’ASCESA DI ERDOĞAN

A seguito delle elezioni, si susseguirono le dimissioni dei principali leader dei partiti sconfitti e di figure di rilievo della politica turca. Mesut Yılmaz, ex primo ministro e leader del Partito Madrepatria (ANAP) lasciò il posto ad Ali Talip Özdemir; a Tansu Ciller, ex primo ministro e leader del Partito Path Vero (DYP), succedette il suo ex ministro degli interni Mehmet Agar. Le dimissioni del leader del Movimento Partito Nazionalista (MHP) Devlet Bahceli non furono accettate dal partito.

Ecevit, Primo Ministro uscente dopo 5 mandati, si dimise da leader del suo partito DSP solo nel 2004.

Tutta un’altra storia invece per l’AKP che si apprestava a governare la Turchia per ben diciotto anni. Tuttavia la nomina di Erdoğan come Primo Ministro fu ritardata a causa della precedente condanna per incitamento all’odio religioso (per aver declamato pubblicamente i versi del poeta Ziya Gokalp) che lo bandì dalla politica risalente a quando era sindaco di Istanbul (1994-1998).

Ottenne la carica al suo posto il co-fondatore del AKP, Abdullah Gül.

Nel 2003 con un emendamento costituzionale e vincendo un’elezione suppletiva, il governo annullò la condanna di Erdoğan spalancando ad esso la strada verso la nomina di dodicesimo Primo Ministro della Turchia e segnando l’ascesa del più controverso uomo politico della storia della Turchia moderna. Abdullah Gül contemporaneamente fu spostato nel ruolo di Ministro degli Esteri e Vice Primo Ministro.