Eurobarometro, cosa pensano gli europei dell’Unione

Pubblicato il 11 Novembre 2020 alle 10:53 Autore: Lorenzo Tita

Oltre 26 mila interviste per saggiare la percezione e le aspettative che i cittadini europei nutrono nei confronti dell’Unione. Questi i numeri dell’Eurobarometro, sondaggio periodico che le istituzioni europee commissionano ormai dagli anni ‘70 negli Stati membri. Coinvolti anche gli Stati candidati all’ingresso nell’UE ed eccezionalmente il Regno Unito, ormai prossimo al distacco definitivo.

Nel clima reso incerto dall’emergenza pandemica si mantiene stabile la fiducia nelle istituzioni europee. Schizza l’attenzione degli europei per la salute. Parallelamente cresce la preoccupazione per la situazione economica e per lo stato delle finanze pubbliche nazionali.

L’Eurobarometro restituisce un dato importante per l’Unione: degli intervistati il 60% si dice ottimista riguardo al futuro dell’UE. A trainare il dato soprattutto i paesi del Nord. I paesi più sfiduciati appaiono, invece, quelli del Sud, Italia in testa.

La fiducia nelle istituzioni europee

La prima macroarea che l’Eurobarometro prende in considerazione è la fiducia nelle istituzioni europee e in quelle nazionali. La fiducia nell’UE rimane stabile, confermando il trend degli ultimi anni. Il dato pare quindi andare stabilizzandosi, seppur non ancora recuperando il tracollo che ha caratterizzato gli anni forse più duri per l’Unione, iniziati con la crisi economica nel 2008 e conclusi con l’avvio di Brexit nel 2017/2018. 

Degli intervistati il 43% ha fiducia nell’Unione Europea e nelle sue istituzioni

A fidarsi di più dell’UE i paesi del Nord Europa, Irlanda in testa (73%). E se la Germania conferma un’alta fiducia verso l’Unione (circa al 50%) è però negli altri grandi paesi fondatori che, invece, la sfiducia appare maggiore. Il Belgio è sotto la media europea, così come la Francia e l’Italia. Anzi, queste due addirittura chiudono la classifica. Oltralpe si fidano dell’UE il 30% degli intervistati, nel Bel Paese il 28%: è il dato più basso osservato nell’Unione, con un crollo del 10% rispetto alle precedenti rilevazioni. Sotto la media europea anche la Spagna e la Grecia: l’intera area del Mediterraneo. In Grecia più di tre intervistati su dieci hanno un’immagine negativa dell’Unione, pesa ancora la gestione europea della crisi economica.

La fiducia nelle istituzioni nazionali

La fiducia nell’UE è superiore a quella anche per le istituzioni nazionali. La fiducia complessiva verso i governi nazionali, infatti, si attesta al 40%, il dato più alto osservato negli ultimi dieci anni, seppur inferiore di tre punti rispetto al dato europeo. Al 36% la fiducia complessiva verso i parlamenti nazionali, a sette punti percentuali da quella verso le istituzioni europee.

La democrazia nell’Unione Europea

Il funzionamento della democrazia all’interno dell’Unione soddisfa il 53% degli intervistati. Dall’indagine emerge tuttavia che il numero di europei delusi dal processo democratico dell’UE è aumentato. La percentuale di cittadini che ha manifestato la propria insoddisfazione si attesta infatti al 43%, in crescita di ben sette punti percentuali rispetto all’indagine condotta nella primavera 2019. Tale percentuale non è mai stata così alta dall’autunno 2016.

Il numero di paesi europei in cui i cittadini sono soddisfatti del funzionamento democratico europeo è diminuito rispetto all’ultima rilevazione. Nell’autunno 2019, infatti, in 24 paesi la maggior parte delle persone sosteneva di apprezzare la democrazia delle istituzioni di Bruxelles; oggi tale numero è sceso a 22. Danimarca, Irlanda e Polonia sono i paesi che registrano il maggior numero di cittadini soddisfatti (73%). I cittadini di Grecia (64%), Finlandia (52%), Italia (52%) e Francia (50%) sono prevalentemente insoddisfatti.

Rispetto all’autunno 2019, la soddisfazione nel modo in cui la democrazia funziona in UE è diminuita in 12 paesi, è aumentata in 8 ed è rimasta invariata in 7. Le variazioni percentuali più pronunciate si registrano in Finlandia (-12%), Lussemburgo (-10%) e Polonia (+6%).

Cittadino dell’Unione?

In 26 paesi membri dell’Unione più della metà degli intervistati ha dichiarato di sentirsi cittadino europeo. L’unico paese a fare eccezione è il nostro, un dato che sicuramente allarma gli europeisti italiani. L’Italia è, infatti, 22 punti percentuali sotto la media europea. A 41 punti dai primi in classifica: Irlanda e Lussemburgo. In questi due Stati l’89% degli intervistati risponde positivamente alla domanda: Do you feel you are a citizen of the EU?

Dall’autunno del 2019 il sentimento di cittadinanza europea è aumentato in 11 paesi ma è calato in ben 14. Un calo del 7% per l’Italia e la Spagna, del 10% per la Finlandia. Giù i dati anche in Grecia e Francia. Rimane comunque alta la media europea: al 70% gli intervistati sentono di appartenere, da cittadini, al progetto europeo. Particolarmente elevati i dati dei paesi del Nord. Anche gli Stati entrati più recentemente nell’Unione reagiscono positivamente.

Cosa pensano i cittadini italiani?

Il sondaggio ha fotografato la crescente diffidenza degli italiani verso le istituzioni europee. Solo il 28% degli intervistati ha infatti dichiarato di confidare nelle istituzioni comunitarie, un dato che è ben 15 punti più basso rispetto alla media europea e 10 punti inferiore rispetto alla rilevazione autunnale.

Il 61% degli italiani ha sostenuto di non fidarsi di Bruxelles, una percentuale che ci pone alle spalle della sola Grecia (66%). Rispetto al sondaggio condotto nell’autunno 2019 tale percentuale è cresciuta di nove unità.

La percentuale di italiani che hanno un’immagine positiva dell’Unione Europea è simile a quella di coloro che hanno un’immagine negativa (31% contro 29%). Un giudizio neutrale è stato invece espresso dal 39% degli intervistati.

Il funzionamento della democrazia europea soddisfa il 45% degli italiani (otto punti sotto la media UE), mentre il 52% degli intervistati si dichiara insoddisfatto (a fronte di una media europea del 43%). 

L’Italia è il paese i cui cittadini sentono più debolmente di appartenere ad una comunità politica europea. Solamente il 48% degli italiani ha dichiarato di riconoscersi come cittadino europeo. Coloro che nel nostro paese hanno dichiarato di non percepirsi in alcun modo europei sono addirittura il 51%, il dato più alto in Europa, dove la media è 29%.

Le preoccupazioni degli europei

Per oltre un terzo dei cittadini europei intervistati (35%), la situazione economica è il problema più urgente che l’Unione deve affrontare, con un balzo di 16 punti percentuali rispetto allo scorso autunno.

Il 23% degli intervistati ha dichiarato di essere preoccupato soprattutto per lo stato delle finanze pubbliche degli Stati membri (+6% rispetto alla scorsa rilevazione). La stessa percentuale di intervistati ha invece scelto l’immigrazione come problema più impellente per l’Unione (-13% rispetto ad autunno 2019). 

Il 22% degli europei ha menzionato la salute come preoccupazione maggiore a livello dell’UE. La questione ambientale ed i cambiamenti climatici hanno perso terreno in questa classifica, scendendo al quinto posto (20%, -8% rispetto ad autunno 2019). A seguire si trova la disoccupazione (17%, +5%). Il terrorismo, che in autunno era al quarto posto, perde 9 punti percentuali e si attesta al nono posto (7%). 

Anche a livello nazionale la situazione economica è la preoccupazione maggiore per i cittadini europei. Il dato riguardante lo stato di salute dell’economia (33%, +17% rispetto ad autunno 2019) è il più elevato degli ultimi sei anni.

Registrano un notevole incremento, rispettivamente del 9% e dell’8%, la preoccupazione per la salute (31%) e per la disoccupazione (28%). Seguono aumento dei prezzi/inflazione/costo della vita (18%, -2% rispetto all’autunno 2019) e ambiente/cambiamento climatico (14%), che registra un calo percentuale di 6 punti.

Le preoccupazioni degli italiani

Secondo gli italiani, situazione economica, disoccupazione e salute sono le questioni che sia l’Unione Europea che il governo nazionale devono affrontare con urgenza. Per il 42% degli italiani la situazione economica è il problema prioritario per Bruxelles. Il 28% degli intervistati ha invece indicato la disoccupazione, che ha staccato di poco la salute, indicata come urgenza dal 24% degli italiani.

Interessanti sono i dati relativi a disoccupazione e cambiamento climatico. Mentre a livello europeo solo il 17% degli intervistati ha indicato come priorità europea il contrasto alla mancanza d’impiego, in Italia tale dato si attesta al 28%.

Solo l’11% degli italiani sostiene che le istituzioni comunitarie debbano urgentemente intervenire a protezione dell’ambiente, un dato che è nove punti più basso rispetto alla media UE.