I Repubblicani a sostegno di Biden

Pubblicato il 4 Settembre 2020 alle 16:07 Autore: Maria Teresa Lacatena

Manca sempre meno all’Election Day e dopo aver ricevuto l’endorsement ufficiale, sia Trump che Biden si preparano a questo testa a testa.

Quello che risulta interessante è che la stragrande maggioranza dei rinnegati repubblicani non solo ha dichiarato che non intende votare per Trump, ma ha dichiarato che voterà per Biden in occasione della tornata del 3 novembre. Il sostegno a Biden però supera quello che aveva ricevuto Hillary Clinton nel 2016.

Chi sta appoggiando Biden?

Dall’inizio della Convention Democratica, Biden ha ricevuto l’approvazione di un’enorme lista di repubblicani. Tra questi figurano ex membri della Camera, come Chris Shays e Connie Morella, e del Senato; ex funzionari della sicurezza nazionale nelle amministrazioni repubblicane; ex funzionari del Dipartimento di Giustizia Repubblicano e centinaia di assistenti dei tre candidati repubblicani alle presidenziali immediatamente prima di Trump: Mitt Romney nel 2012, McCain nel 2008 e George W. Bush nel 2004 e nel 2000.

Mark Salter, stretto collaboratore di McCain come suo capo di stato maggiore, ha sottolineato “Possono vedere Trump per quello che è: un uomo senza controllo e senza affari che gestisce il paese più potente della terra. Solo che non sa quello che fa. Molte persone nella lista sono tipi da politica estera. Se Trump ottiene altri quattro anni non avremo alleati”.

Pochissimi sono i candidati presidenziali di entrambi i partiti che hanno affrontato questo livello di defezione interpartitica. Nel 1980, un certo numero di importanti neoconservatori democratici ha abbandonato Jimmy Carter per Ronald Reagan. Clinton nel 1992 ha riconquistato molti dei falchi della sicurezza nazionale precedentemente democratici che avevano fatto un passo indietro per Reagan e ha ottenuto le approvazioni di centinaia di CEO aziendali e di altri leader aziendali. Il più grande successo però, è stato quello di Nixon nel 1972. I Democratici per Nixon hanno speso milioni di dollari in pubblicità e hanno ottenuto l’approvazione dei sindaci democratici di città come Boston, Nashville e Miami.

Secondo Rahm Emanuel, ex capo dello staff di Barack Obama ed ex sindaco di Chicago, “Questa campagna sembra una ripetizione del 1980“. Allo stesso tempo però, lo stratega conservatore Craig Shirley, sostiene che “I due partiti sono oggi molto più polarizzati di quanto non lo fossero nel 1980“.

Anche se Trump soffre di più defezioni da parte di questi elettori rispetto ai precedenti candidati repubblicani, potrebbe comunque vincere se fosse in grado di generare abbastanza affluenza alle urne negli swing states dei suoi gruppi principali. Parallelamente, se Biden vincesse, tenere i disertori di centro-destra di Trump non sarebbe facile per una coalizione democratica la cui ala sinistra, radicata nelle giovani generazioni in ascesa, sta diventando sempre più forte.

L'autore: Maria Teresa Lacatena