La Legge della memoria democratica divide la Spagna

Pubblicato il 19 Settembre 2020 alle 11:30 Autore: Rodolfo Fabbri

Lo scorso 15 settembre, il governo di Pedro Sánchez, ha approvato la bozza preliminare della cosiddetta “legge della memoria democratica”. Il dettagliato progetto di legge ha l’obiettivo di affrontare il tormentato passato della Guerra Civile e della dittatura franchista, terminata nel 1975. Le norme contenute nella bozza includono la chiusura di tutte le associazioni che facciano apologia del franchismo, l’invalidità delle sentenze emanate dagli “organi di repressione franchisti”, “l’attualizzazione dei programmi scolastici riguardanti la Guerra Civile e la dittatura” e l’impegno del governo a esumare dalle fosse comuni decine di migliaia di combattenti repubblicani, per dar loro degna sepoltura.

La legge dovrà ora passare dal vaglio degli organi consultivi e andrà alla discussione parlamentare intorno alla metà del 2021, ma il dibattito è già incandescente. La vicepresidente socialista Carmen Calvo ha dichiarato che è tempo che la Spagna si adegui agli altri Paesi europei con un passato dittatoriale e che “i nostri figli conoscano le origini del Paese“. Le opposizioni accusano invece il governo di voler creare una legge totalitaria che non aiuta la conciliazione nazionale. Il Partito Popolare ha poi sostenuto che Sánchez “parla di Franco tutte le volte che il suo governo ha un problema”. Il riferimento è all’esumazione del dittatore dalla Valle dei Caduti dello scorso anno, avvenuta in un periodo di difficoltà per i socialisti. L’esecutivo teme ora di non riuscire a far approvare la legge di bilancio, trovandosi obbligato a chiedere il sostegno dei liberali di Ciudadanos o degli indipendentisti catalani. Gli osservatori vedono nella norma che dichiara invalide le sentenze sommarie franchiste una mano tesa a questi ultimi, in quanto la sentenza più importante che risulterebbe invalidata è quella che condannò a morte nel 1940 Lluis Companys, presidente della Generalitat catalana repubblicano e indipendentista.

La Spagna torna quindi a fare i conti con la sua peculiare storia. A differenza degli altri Paesi europei, a Madrid la transizione democratica è stata attuata pacificamente da ex membri del regime. Inoltre, eredità del franchismo è anche la forma di stato monarchica. Per tale ragione, il distacco dai simboli e dai retaggi della dittatura è stato graduale e parziale. I partiti di sinistra chiedono dunque un definitivo stacco con il passato e una profonda riflessione storica. Al contrario, i partiti conservatori rivendicano la specificità della storia spagnola e il successo di una transizione democratica basata sul superamento della tragedia della Guerra Civile.