La riforma al sistema elettorale di Hong Kong “taglia” la democrazia

Pubblicato il 1 Aprile 2021 alle 09:47 Autore: Luigi Zuccarello

Il governo cinese ha apportato sostanziali modifiche al sistema elettorale di Hong Kong, rafforzando ulteriormente il proprio controllo sulla città. I cambiamenti apportati permetteranno solo a figure definite “patriottiche” di candidarsi alle elezioni. È la più grande revisione del sistema politico di Hong Kong da quando il territorio è tornato sotto il dominio cinese, nel 1997.

La decisione

Il Comitato Permanente del Congresso Nazionale del Popolo, all’unanimità, ha approvato importanti modifiche al sistema elettorale di Hong Kong. La decisione, di cui vi avevamo già parlato, comporterà una riduzione del numero di seggi eletti direttamente dal popolo. Oltre a ciò, si assisterà all’introduzione di un Comitato di Valutazione che approverà preventivamente i potenziali candidati (attuando, di fatto, una pre-selezione). I critici sospettano che questa mossa comprometterà in maniera irreparabile il sistema democratico all’interno della regione amministrativa speciale.

Le modifiche apportate

Nella foto, una donna davanti ad uno degli annunci governativi che promuovono le riforme elettorali di Hong Kong.

Inizialmente il Consiglio Legislativo di Hong Kong, l’assemblea parlamentare monocamerale della regione, era composto da 70 seggi totali. Quest’ultimi, venivano equamente divisi tra quelli eletti direttamente ed i collegi elettorali funzionali, scelti da organi del commercio e dell’industria (pro-Pechino). Con le nuove modifiche, i seggi totali cresceranno a 90. Di questi, 40 saranno destinati ad un comitato elettorale di nuova costituzione, nominato direttamente dal governo cinese. Alle circoscrizioni funzionali spetteranno 30 seggi, mentre solo 20 saranno quelli destinati all’elezione diretta del pubblico (il numero più basso dal 1997) . Inoltre, i candidati a quest’ultimi dovranno affrontare un ulteriore ostacolo: una commissione costituita ad hoc valuterà il patriottismo dei candidati. Pertanto, solo chi affermerà di amare la Cina ed il Partito comunista potrà candidarsi.

Con il nuovo sistema adottato anche il Comitato Elettorale, responsabile della selezione dell’amministratore delegato della città, sarà rivisitato. In primo luogo, i seggi totali passeranno da 1200 a 1500. Inoltre, i 117 seggi precedentemente assegnati ai consiglieri distrettuali (eletti direttamente) saranno eliminati, a favore di personalità direttamente nominate da Pechino.

Il commento ufficiale

Funzionari cinesi e locali hanno definito le modifiche “necessarie” per garantire il principio dei “patrioti che governano Hong Kong“. All’inizio di marzo l’amministratore delegato della regione, Carrie Lam, ha affermato che “non esiste uno standard internazionale di democrazia. Ogni sistema democratico deve adattarsi al contesto interno al paese”. Questa settimana, in una conferenza stampa, Lam ha difeso nuovamente la riforma: “Stiamo migliorando il sistema elettorale assicurandoci che chiunque governerà Hong Kong in futuro ami davvero il Paese”, ha aggiunto.

Gli Stati Uniti, dal canto loro, hanno descritto la mossa di Pechino come un “assalto alla democrazia a Hong Kong“. In una dichiarazione, il Segretario di Stato Antony Blinken ha affermato che “queste azioni negano agli abitanti di Hong Kong la partecipazione politica, riducendo la rappresentanza democratica e soffocando il dibattito”.