Le rinnovate tensioni tra Lukashenko e l’UE: nuove sanzioni in arrivo

Pubblicato il 2 Luglio 2021 alle 21:59 Autore: Jacopo Pacitto

Peggiorano i rapporti tra il presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenko e l’UE. È di ormai un mese e mezzo fa la notizia del volo Ryanair dirottato da Lukashenko per arrestare Roman Protasevič, giornalista, e la sua fidanzata, Sofia Sapega. Dopo il famoso incidente avvenuto in territorio bielorusso, le proteste da parte della comunità internazionale non si sono fatte attendere. A seguito del divieto imposto il 4 giugno dal Consiglio dell’UE ai vettori bielorussi di accedere nello spazio aereo dell’UE, il 21 giugno è arrivato il quarto pacchetto di sanzioni in risposta alle politiche repressive del regime di Lukashenko e all’atterraggio forzato del volo Ryanair. Tuttavia, la risposta del governo bielorusso non si è fatta attendere.

Le sanzioni del Consiglio

Il 21 giugno, tramite un comunicato stampa, il Consiglio dell’Unione Europea ha annunciato il quarto ciclo di sanzioni alla Bielorussia. Queste sanzioni vanno a colpire 166 persone e 15 entità diverse, le quali sono soggette, si legge nel comunicato stampa:

“a congelamento dei beni ed è fatto divieto ai cittadini e alle imprese dell’UE di mettere fondi a loro disposizione. Le persone fisiche sono inoltre soggette a un divieto di viaggio, che impedisce loro di entrare o transitare nei territori dell’U.E..”

Tra le varie personalità a cui sono state inflitte le sanzioni figurano varie personalità. Svariati giudici collusi col regime, diversi membri della Camera dei rappresentanti, rettori e vice-rettori di alcune università e numerosi imprenditori. Tra questi ultimi spicca il russo Mikhail Safarbekovich Gutseriev. L’imprenditore russo è attivo in diversi settori tra cui quello ricettivo, quello energetico ma soprattutto quello del potassio. Il potassio è una materia prima fondamentale per l’economia bielorussa, dato che viene esportato in grandi quantità per poi essere impiegato per la fabbricazione di vari fertilizzanti.

Le falle nelle sanzioni

Tuttavia, la leader dell’opposizione Sviatlana Tsikhanouskaya ha invitato l’UE a sanare alcune falle presenti in queste ultime sanzioni. È emerso che queste potrebbero paradossalmente rinforzare la Bielorussia, dal momento che vanno a colpire solamente il 15% degli export della materia prima, potrebbero danneggiare i contadini europei e rafforzare l’industria del potassio in Russia. L’UE ha ammesso che le conseguenze per la Bielorussia saranno di media entità, ma che le misure prese  potrebbero divenire più stringenti in futuro. Franak Viačorka, consigliere della Tsikhanouskaya, sostiene che sanzionare in modo graduale è sempre stato e sempre sarà inutile. Solo sanzioni dure e globali potranno far cambiare il comportamento di Lukashenko, che altrimenti continuerà a comportarsi come ha sempre fatto.

Un’altra critica mossa sempre da Viačorka riguarda la non retroattività delle sanzioni. Infatti, le aziende europee che hanno firmato prima del 25 giungo (il giorno dell’entrata in vigore delle sanzioni) contratti di importazione di potassio, potranno continuare a farlo senza problemi con i termini prestabiliti.

Le risposte di Lukashenko

Dopo l’applicazione delle sanzioni, la risposta del governo bielorusso non si è fatta attendere a lungo. La sera del 28 giugno sono state prese tre maggiori decisioni. La prima di esse riguarda il richiamo a Minsk dei rappresentati bielorussi d’istanza a Bruxelles: il Ministro degli Esteri ha intrapreso questa misura per discutere con loro delle sanzioni applicate pochi giorni prima dall’UE. La seconda misura riguarda un divieto d’ingresso in Bielorussia per i diplomatici dell’Unione Europea che hanno deciso di applicare le sanzioni. La terza misura concerne il ritiro della Bielorussia dall’Eastern Partnership, progetto che mira ad avvicinare alcuni paesi orientali all’UE. Conseguenza di questa decisione è il ritiro della Bielorussia da un accordo che consisteva nella lotta all’immigrazione clandestina e al crimine organizzato. Conseguenza di ciò è il grande numero di migranti provenienti da Iraq, Siria e Iran che sta entrando in Lituania.