Liberi e Uguali: da lista unitaria a progetto fallito

Pubblicato il 18 Novembre 2020 alle 00:00 Autore: Francesco Tozzi

L’inizio: il Brancaccio

La vittoria del No nel referendum costituzionale del 2016 avrebbe potuto facilitare l’unità delle forze a sinistra del Pd. È il 18 giugno 2017 quando per agevolare questo processo i partiti decidono di fare un passo di lato e lasciare a Tomaso Montanari e Anna Falcone, esponenti della società civile, l’arduo compito di creare un amalgama tra forze che per anni hanno presidiato campi diversi. Si tiene dunque la prima assemblea di Alleanza Popolare per la Democrazia e l’Uguaglianza, a cui aderiscono Sinistra Italiana, Possibile, l’Altra Europa con Tsipras, Rifondazione Comunista, il Pci, Dema e altri soggetti politici. Articolo Uno – Mdp è tra gli invitati e spetta al senatore Miguel Gotor ricevere una dura accoglienza. Il suo discorso è più volte interrotto da fischi, in particolare quando apre alla necessità di includere nell’operazione federativa anche il leader di Campo Progressista Giuliano Pisapia.

Anna Falcone e Tomaso Montanari

L’ambizioso percorso nasce dunque in salita e deflagra dopo le elezioni regionali in Sicilia del novembre 2017. Nonostante il risultato positivo di Claudio Fava abbia permesso alla lista Cento Passi per la Sicilia di entrare all’Assemblea Regionale Siciliana, subito dopo il voto Rifondazione Comunista si smarca dal raggruppamento che vuole strutturarsi come movimento regionale.

La divaricazione definitiva avviene in procinto di giungere ad una nuova assemblea del cosiddetto percorso del “Brancaccio” gestito da Falcone e Montanari. La giornata del 18 novembre viene annullata poiché Mdp, Sinistra Italiana e Possibile decidono di darsi appuntamento il 3 dicembre per “Una nuova proposta” e individuare il leader del costituendo schieramento, mentre il Prc invita ad andare comunque a Roma il 18 per “occupare” il Brancaccio. Dall’assemblea di novembre nascerà dunque Potere al Popolo!, mentre a dicembre poserà la prima pietra Liberi e Uguali.

I delegati presenti a Roma eleggono per acclamazione il Presidente del Senato Pietro Grasso candidato alla Presidenza del Consiglio in vista delle elezioni politiche del 2018.

Liberi e Uguali verso il 2018: da lista a partito?

La nuova lista della sinistra, come altre operazioni originate al vertice e poi calate successivamente sui territori, inizia a strutturarsi innanzitutto all’interno del “palazzo”.

Il 20 dicembre i gruppi parlamentari di Articolo Uno e di Sinistra Italiana-SEL-Possibile aggiungono alla loro denominazione la dicitura “Liberi e Uguali”. Le adesioni sono corpose, complessivamente 59 deputati e 24 senatori che si riconoscono nel nuovo contenitore guidato dall’ex Procuratore nazionale Antimafia. In vista dell’appuntamento del 4 marzo sono ricandidati tutti i big della sinistra: da Bersani a Epifani, da Fratoianni a Civati, da Boldrini a Speranza, fino alla candidatura tanto discussa di Massimo D’Alema.

Il risultato sarà del 3,4% alla Camera e del 3,3% al Senato, molto al di sotto delle aspettative. Si ripete un copione dimostrato fallimentare: un soggetto unitario che nasce da una scissione a sinistra del fronte progressista è dato inizialmente dai sondaggi come potenzialmente vicino a percentuali a doppia cifra e poi si inchioda al limite della soglia di sbarramento. Rispetto alle europee del 2014, si può escludere in questo caso che LeU abbia patito la competizione per il voto utile al Pd, dal momento che quest’ultimo ha conseguito uno dei risultati più bassi della sua storia (18,8%).

 

L’esito del voto permette comunque alla lista di Grasso di eleggere una compagine di parlamentari, senza dubbio più che ridimensionata rispetto al dicembre 2017. Entrano così 14 deputati a Montecitorio e 4 senatori a Palazzo Madama. Il 4 marzo 2018 si tengono anche le elezioni regionali in Lazio. Qui Liberi e Uguali arriva al 3,5% e riesce ad eleggere Daniele Ognibene. Il movimento, dopo la spaccatura interna  sull’appoggio a Zingaretti registrata già durante la campagna elettorale, decide di non entrare a fare parte della giunta di centrosinistra. In Lombardia invece Liberi e Uguali si presenta da solo candidando alla carica di presidente Onorio Rosati, già segretario della Camera del Lavoro di Milano. Con il 2,1%, però, resterà fuori dal Consiglio regionale.

Subito dopo l’election day hanno luogo alcune tornate amministrative. In Molise LeU si presenta a sostegno del candidato del centrosinistra Carlo Veneziale, ottenendo il 3,3% ma nessun eletto. In Friuli Venezia Giulia si registra un’altra spaccatura interna. Articolo Uno si presenta nella lista Open – Sinistra FVG a sostegno del candidato Pd Bolzonello, già vice di Serracchiani, mentre Sinistra Italiana e Possibile non partecipano alla competizione.

Un segnale nettamente positivo giunge dalle regionali in Valle d’Aosta, dove la lista unitaria della sinistra Impegno Civico si attesta al 7,6% superando la lista del Partito democratico.

Pietro Grasso

 

Il congresso salta: “Liberi tutti”

Di lì a poco gli eventi precipitano. Possibile, con la nuova segretaria Beatrice Brignone, decide di lasciare il percorso costituente di LeU. Tra Sinistra Italiana e Articolo Uno inizia poi un lungo tira e molla sulla road map congressuale che sfocerà a novembre nella sua interruzione: da un lato Si intende intende costruire un partito che guardi alle esperienze della sinistra radicale e si allei con De Magistris in vista delle europee del 2019, dall’altro Mdp propone di collocarsi nell’alveo del socialismo europeo e osserva con interesse la nuova leadership del Pd post-renziano. Un gruppo dei militanti di base però non ci sta, e decide comunque di riunirsi in un’assemblea a Roma e rilanciare la costituente. Nel 2019 i cosiddetti “autoconvocati” di LeU fondano l’associazione ÈViva, a cui aderiscono il deputato Luca Pastorino e il senatore Francesco Laforgia. Insieme a Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista aderiscono alla lista La Sinistra per le elezioni europee. Possibile si coalizza invece con Federazione dei Verdi, Green Italia e Verdi del Sudtirolo in Europa Verde. Articolo Uno, infine, la terza componente di LeU, sceglie di candidare all’interno della lista Pd-Siamo Europei due esponenti di rilievo come Maria Cecilia Guerra e Massimo Paolucci: entrambi non vengono eletti, Europa Verde si ferma al 2,3% e La Sinistra registra un deludente 1,8%.

La creatura di Pietro Grasso, definitivamente archiviata a livello nazionale, resiste a macchia di leopardo sui territori. Alle regionali in Abruzzo del febbraio 2019 la lista Progressisti – Liberi e Uguali sostiene il candidato del centrosinistra Giovanni Legnini, senza tuttavia riuscire ad entrare in Consiglio regionale con il 2,8% dei voti. In Sardegna LeU appoggia Massimo Zedda e ottiene due eletti con il 3,8% delle preferenze. In Piemonte lo schieramento si presenta come Liberi, Uguali, Verdi (2,4%) in appoggio a Sergio Chiamparino e riesce ad eleggere un consigliere. In Umbria il gruppo ex LeU è compatto a sostegno di Vincenzo Bianconi nell’inedita alleanza tra centrosinistra e Movimento 5 Stelle. La lista Sinistra Civica e Verde si ferma però all’1,6%. In Basilicata i destini si separano nuovamente: Articolo Uno sostiene il candidato del centrosinistra Carlo Trerotola nella lista Progressisti per la Basilicata (4,5%), mentre Si e Possibile candidano assieme a Prc e Pci Valerio Tramutoli con Basilicata Possibile (4,2%)

Il quadro diventa sempre più frastagliato nelle regioni che vanno al voto nel 2020. In Calabria Articolo Uno partecipa al progetto Democratici Progressisti nel centrosinistra guidato da Pippo Callipo ed elegge due consiglieri (6,2%). In Emilia Romagna per la riconferma di Stefano Bonaccini Possibile si schiera nella lista del presidente, mentre Articolo Uno, Sinistra Italiana ed ÈViva formano Emilia Romagna Coraggiosa (3,8%), che riesce ad eleggere due consiglieri ed esprime il nuovo vicepresidente della regione Elly Schlein.

Alle elezioni regionali dello scorso settembre si è continuato a procedere in ordine sparso. Articolo Uno in Campania si è posto a fianco di Vincenzo De Luca con la lista Democratici e Progressisti (1,1%), mentre Sinistra Italiana e altri partiti della sinistra radicale si sono ritrovati sotto le insegne di Terra! (1,1%) candidando a presidente Luca Saltalamacchia. In Liguria i partiti di sinistra si sono presentati nella lista Linea Condivisa (2,5%) in appoggio a Ferruccio Sansa eleggendo un consigliere, mentre Articolo Uno, sempre in coalizione, ha composto una lista unitaria con il Pd. Nelle Marche gli ex Mdp hanno creato la lista Marche Coraggiose (1,5%) in appoggio a Maurizio Mangialardi del Partito democratico, mentre Sinistra Italiana e Prc hanno candidato come presidente Roberto Mancini. In Puglia, sempre in appoggio al presidente uscente Michele Emiliano, Articolo Uno ha dato vita alla lista Senso Civico (4,2%), mentre Si ha partecipato al cartello Puglia Solidale e Verde (3,8%). In Toscana i seguaci di Roberto Speranza hanno dato vita alla lista Sinistra Civica Ecologista (3%) a supporto del candidato dem Eugenio Giani, mentre Sinistra Italiana ha candidato Tommaso Fattori di Toscana a Sinistra (2,3%). Nella missione impossibile della conquista del Veneto, gli ex LeU si sono trovati tutti a sostegno del vicesindaco di Padova Arturo Lorenzoni nella lista Il Veneto che Vogliamo (2%), che ha eletto un consigliere.

Liberi e Uguali resiste in Parlamento, ma scompare nella società

LeU oggi in Parlamento resta formalmente un gruppo politico. I fuoriusciti da quella esperienza mantengono un’adesione “tecnica” per tutti i vantaggi che derivano da questa scelta (organizzativi, economici) e adesso in modo particolare visto l’appoggio di quasi tutte le componenti al governo Conte II. Alla Camera la compagine è adesso formata da 12 deputati. Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Nico Stumpo, Guglielmo Epifani, Federico Conte e il capogruppo Federico Fornaro sono iscritti ad Articolo Uno, Nicola Fratoianni ed Erasmo Palazzotto sono esponenti di Sinistra Italiana, Stefano Fassina rappresenta il movimento Patria e Costituzione, Rossella Muroni ha aderito a Green Italia e Luca Pastorino è tra i fondatori di ÈViva. È di poche ore fa la notizia che la deputata Rina De Lorenzo ha deciso di abbandonare il Movimento 5 Stelle per approdare al gruppo Liberi e Uguali. Al Senato invece, all’interno del gruppo Misto i membri di LeU sono saliti a 5. Stiamo parlando dell’ex leader Pietro Grasso, della capogruppo Loredana De Petris di Si, di Vasco Errani di Articolo Uno, di Francesco Laforgia di ÈViva e di Paola Nugnes, ex 5 Stelle adesso rappresentante del Prc. Il gruppo alla Camera ha subìto inoltre alcune “migrazioni”. Oltre al recente approdo di De Lorenzo, nel 2019 Laura Boldrini ha abbandonato LeU per aderire al Pd, mentre Giuseppina Occhionero e Michela Rostan sono confluite nel gruppo di Italia Viva.

 

Le distanze tra i tre soci fondatori di Liberi e Uguali sembrano permanere tutt’oggi e l’unità della sinistra resta ancora un orizzonte lontano. Possibile si è ormai collocata nel solco dei partiti ecologisti e libertari e continua a strizzare l’occhio alla galassia green italiana. Sinistra Italiana insieme a ÈViva continua a rilanciare la necessità di una rete eco-solidale a sinistra senza escludere future alleanze con il Pd al fine di sbarrare la strada al centrodestra. Articolo Uno invece propone anche il superamento della sua stessa forma partito nell’ottica di dare vita ad un nuovo soggetto politico del centrosinistra e in quest’ottica auspicando pure un eventuale scioglimento dei dem in un contenitore comune.