Mali, partito presidenziale potrebbe perdere 1/3 dei seggi

Pubblicato il 24 Aprile 2020 alle 14:00 Autore: Tommaso Rossotti

Brutte notizie per il Presidente del Mali Keïta: dopo il secondo turno delle elezioni parlamentari, tenutosi il 19 aprile scorso, i risultati provvisori sembrerebbero prevedere un netto declino per il Rassemblement pour le Mali (RPM), di cui l’attuale Presidente è il principale rappresentante. I cittadini dello Stato africano sono stati chiamate alle urne tra il 29 marzo e il 19 aprile, quando, nonostante l‘emergenza COVID-19 e il rapimento del leader dell’opposizione Soumaïla Cissé, si è votato per eleggere dopo 7 anni il nuovo parlamento nazionale, che secondo il Presidente Keïta non rappresentava più la realtà politica del Paese.

 

Al primo turno sono stati eletti solo 17 dei 147 deputati nazionali, con un’affluenza poco superiore al 35%. Sebbene i dati ufficiali debbano essere ancora pubblicati dalla Corte Costituzionale, secondo diversi giornali l’affluenza sembra essere stata bassa anche al secondo turno.

 

Secondo alcuni documenti leakkati dai quotidiani Maliweb e RFI, l’RPM avrebbe conquistato 46 seggi (contro i 66 che controlla ora), perdendo soprattutto in roccaforti come Sikasso, Kati, Goundam e la capitale Bamako. Adema-PASJ, il partito che ha dominato la scena politica del Mali negli anni ’90 e che ha sostenuto il Presidente Keïta durante l’ultimo mandato, avrebbe ottenuto 23 o 24 seggi secondo le previsioni (ne aveva ottenuti 16 nel 2013, anche se il gruppo parlamentare ne aveva raccolti 44). Il principale partito di opposizione, URD, aumenterebbe leggermente i propri seggi salendo a 21 deputati (contro i 17 precedenti), mentre il nuovo partito Mouvement pour le Mali (MPM) avrebbe conquistato 12 seggi. I restanti seggi sarebbero stati ottenuti da forze minori, che però risulteranno fondamentali: in Mali si assiste spesso ad una grande discrepanza tra i partiti che compaiono sulle schede elettorali e i gruppi parlamentari che si formano, con i partiti più piccoli che tendono ad unirsi a quelli più grandi all’interno dell’Assemblea Nazionale.

 

La pubblicazione dei risultati finali (i quali potrebbero riservare qualche sorpresa) e la creazione di questi gruppi, che avverrà durante la prima sessione del parlamento, renderà più chiaro lo scenario politico nel Paese, che sembra però avviarsi verso una nuova fase di instabilità.