Non solo le Presidenziali: la cannabis nei referendum statali americani

Pubblicato il 31 Ottobre 2020 alle 15:39 Autore: Giacomo Bridi

Il 3 novembre, i cittadini di americani non saranno chiamati solo a decidere chi eleggere in seggi a livello federale, statale e locale, ma come ad ogni tornata elettorale c’è un composito panorama di referendum statali e locali. Da pochi decenni, uno dei temi su cui ci si esprime è la legalizzazione e l’uso della cannabis.  Ormai tutti gli Stati si sono espressi in materia, e vi è una forte variabilità da situazione a situazione. Quel che è evidente è che la tendenza è verso una progressiva liberalizzazione della sostanza, complice il governo federale che mediante riforme di corto raggio tollera la commercializzazione e l’uso della sostanza senza tuttavia smettere di classificarla come droga di tipo 1 secondo il Controlled Substances Act del 1970, al pari di LSD ed eroina. Questa classificazione ha causato non pochi problemi soprattutto dal punto di vista dell’utilizzo medico. Solo con l’Agricultural Improvement Act del 2018 c’è stata una prima piccola apertura: sono stati legalizzati tutti i derivati della cannabis con una concentrazione di THC minore dello 0,3%.

A livello statale a partire dal 1996 si è gradualmente esteso l’uso di medical marijuana, mentre dal 2012 si è passati alla diffusione della legalizzazione per uso ricreativo, con i pioneristici referendum in Colorado e Washington. L’attuale divisione è illustrata dal grafico in basso. Quest’anno sono cinque gli Stati in cui la marijuana è on the ballot.

Arizona – Proposition 207

La Proposition 207 è un referendum propositivo di rango primario oltre che di iniziativa popolare. Un “Sì” autorizza la legalizzazione il possesso e l’uso della cannabis a tutti i maggiori di 21 anni, l’inserimento di una tassa del 16% nelle vendite e richiede che il Department of Health and Human Services statale stenda delle linee guida per la commercializzazione della sostanza e relativi prodotti. Inoltre, autorizzerebbe la coltivazione individuale fino a sei piante, a patto che non siano visibili pubblicamente. Un “No” esprime la volontà di mantenere limitato l’uso della cannabis all’ambito medico. Ai due lati dell’arena, Smart and Safe Arizona (favorevole) e Arizonans for Health and Public Safety (contraria) sono le principali campagne: al 30 settembre avevano raccolto rispettivamente 5 milioni di dollari e 459mila dollari. Secondo i registri ufficiali, a donare maggiormente alla causa favorevole sono state le maggiori produttrici di cannabis del Paese. Il fronte dell’opposizione è formato dalle maggiori figure politiche dello Stato: primo fra tutti, il governatore repubblicano Ducey che ribadisce la sua opposizione, già data a una simile iniziativa quattro anni fa. I leader di Camera e Senato statali, dello stesso partito, lo seguono. Tutti i sondaggi quest’anno mostrano un elettorato decisamente favorevole alla misura: la Monmouth University, che rileva un supporto crescente nel periodo autunnale, riporta il “Sì” avanti con il 56%. Nel 2016, la Proposition 205 (con simili proposte) era stata rigettata con una vittoria del “No” con il 51,3%. Sarà questa la volta buona?

Mississippi – Ballot Measure 1

Gli elettori del Mississippi si esprimeranno su due quesiti – Initiative 65 e Initiative 65A – contenuti nel Ballot Measure 1. Le due iniziative sono emendamenti costituzionali giunti agli elettori in maniera indiretta (indirect initiated costitutional amendments): anziché essere inviati direttamente agli elettori una volta raggiunto il numero di firme necessario, devono passare per il parlamento statale il quale ha potere di approvare direttamente la misura, rifiutarla senza offrire una alternativa, ignorarla (e quindi lasciare la parola esclusivamente agli elettori) oppure, come in questo caso, approvarne un’emendamento da inviare come proposta alternativa agli elettori per la conferma affiancata alla proposta originaria. Questo sistema è una peculiarità del Mississippi. La votazione procede in una sorta di ‘doppio step’. All’inizio, l’elettore dovrà decidere se vuole che una tra la 65 e la 65A vengano approvate. In caso affermativo, dovrà successivamente scegliere quale delle due preferisce; in caso negativo, potrà comunque indicare quale delle due gli  ‘meno sfavorita’. In caso abbia la maggioranza il “Sì” alla prima domanda, vincerà l’Initiative che avrà la maggioranza non meno del 40% del totale dei voti.

La Initiative 65 supporta l’uso della marijuana per uso medico per 22 casi specifici di malattia, l’inserimento di una tassa del 7% sulle vendite, il possesso individuale fino a un massimo di 2,5 once (circa 70 g) e rimanderebbe al Mississippi Department of Health per le linee guida. La 65A, opera del parlamento statale, limiterebbe l’uso della marijuana ai pazienti terminali, richiederebbe il controllo del personale medico nell’uso di trattamenti a base di cannabis e rimanderebbe al Congresso statale la regulation circa tasse, limiti di possesso ed altri particolari. La differenza principale tra le due proposte è il potere assegnato al legislativo. Nel caso vinca la 65A, la Costituzione statale lascerebbe a quest’organo notevole potere regolatorio, mentre la 65 inserirebbe direttamente aspetti pratici nel documento supremo. La 65, in questo modo, fornisce anche precise stime circa i costi associati, mentre la 65A sostiene solo l’avvio di un programma indefinito, ed ha perciò costi che verrebbero dibattuti in sede legislativa successivamente.

La MM2020 (Medical Marijuana 2020) è la campagna che sostiene la Initiative 65, assieme a una certa quantità di medici e politici locali dei due partiti. In uno Stato così conservatore, è essenziale per il successo della misura attirare una buona parte dell’elettorato conservatore, e infatti gli stessi hanno fatto leva su dichiarazioni del Presidente stesso a favore della marijuana in campo medico. È interessante notare come la stessa campagna si opponga all’alternativa elaborata dal legislativo, ponendo l’accento sull’incertezza che genera circa chi, come e quando potrà fruire del programma, dipingendola come un tentativo del mondo conservatore di danneggiare per pura ideologia chi già soffre, e di diluire i voti per paralizzare il risultato. Si ricorda come la legislatura per 20 volte abbia rigettato proposte di legge in materia. Dal canto loro, i sostenitori della 65A (tra cui figurano le maggiori personalità politiche dello Stato) sottolineano la mancanza di affidabilità nel cedere la responsabilità di una materia tanto delicata ad un organo non eletto come il Department of Health. Al contrario di essere fonte di incertezza, dicono, assegnare al Congresso statale la responsabilità di decidere i criteri direttivi del programma darebbe garanzia di sicura responsabilità e di una scelta rappresentativa dell’elettorato. Tra i grandi nomi che si oppongono alla 65 troviamo il Mississippi Board of Health affiancato dalla Mississippi State Medical Association. Per quanto riguarda il lato economico, il comitato dietro la campagna MM2020, Mississippians for Compassionate Care, ha speso quasi interamente i 4,7 milioni di dollari che ha raccolto. I sondaggi mostrano un consistente supporto per il passaggio del programma, con la 65 molto favorita. La mancanza di una quantità sufficiente di sondaggi rende tuttavia impossibile prevedere con certezza se verrà raggiunta la soglia minima del 40%.

Montana – I-190; CI-118

In Montana si vota per due quesiti distinti sulla stessa materia, e che hanno origine dalla medesima campagna, New Approach Montana. Le due iniziative si completano: con la I-190, si propone la legalizzazione del possesso ed uso della marijuana per uso ricreativo per tutti gli adulti maggiori di 21 anni (l’uso medico è stato legalizzato nel 2004). Ma in Montana si è adulti a partire dai 18 anni, e per la restrizione ai maggiori di 21 anni si è resa necessaria la CI-118, un emendamento alla costituzione che permette al parlamento statale o a una iniziativa popolare di fissare un limite d’età per acquistare, possedere e consumare marijuana. La CI-118 è quindi strumentale all’implementazione della I-190, ma non ne paralizza l’effettività. Quest’ultima, oltre a quanto già detto, porrebbe nelle mani del Department of Revenue la responsabilità di regolare il mercato statale di marijuana; propone inoltre di porre una tassa del 20% sulla vendita, di cui il 10,5% destinato alle casse dello Stato e il restante ammontare riservato a programmi sanitari, ambientali, di supporto a veterani e a tossicodipendenti, e ai governi locali. Inoltre, permetterebbe a chi fosse stato condannato per atti resi legali dall’Initiative di fare richiesta per un nuovo processo e per eliminare passati crimini dalla fedina penale. New Approach Montana vede tra i propri alleati politici locali di tutti e due i partiti, tra cui l’attuale vicegovernatore e candidato governatore Mike Cooney (D), e ha speso 5,3 dei quasi 7 milioni di dollari che ha raccolto. Dall’altro lato della barricata, Wrong for Montana si erge a difensore della situazione attuale con il candidato governatore e attuale Rappresentante alla Camera Greg Gianforte che li spalleggia. In mano dichiara solamente 78mila dollari. I sondaggi mostrano un discreto vantaggio per l’approvazione della proposta. Se a passare fosse solo la I-190, la legalizzazione coprirebbe gli adulti già a partire dai 18 anni d’età.

New Jersey – Public Question 1

In New Jersey, dove la cannabis per uso medico è legale dal 2010, gli elettori voteranno per un emendamento alla Costituzione statale che propone la legalizzazione dell’uso e del possesso di marijuana per uso ricreativo per i maggiori di 21 anni, oltre alla possibilità della sua coltivazione, lavorazione e vendita a livello commerciale. Verrebbe posta anche la tassa statale sulle vendite del 6,625%, dando la possibilità agli enti locali di inserire una ulteriore tassa del 2%. In New Jersey non esiste uno strumento di iniziativa popolare, e gli emendamenti alla Costituzione vengono confermati dagli elettori dopo essere stati discussi e approvati dal Parlamento statale. In questo caso, il processo ha visto un voto a maggioranza di tre quinti di ambo le camere all’interno della stessa sessione il 16 dicembre 2019. La principale campagna a supporto della misura, NJ CAN 2020, vanta tra i suoi sostenitori personaggi di spicco come il Governatore Phil Murphy (D) e il presidente del Senato statale Sweeney (D), oltre ad organizzazioni come la ACLU (American Civil Liberties Union) e la NAACP (National Association for the Advancement of Colored People). L’opposizione mantiene endorsement irrisori, così come i fondi che ha in mano. La misura con tutta probabilità passerà con largo consenso (si parla di percentuali attorno al 65%).

South Dakota – Constitutional Amendment A; Initiated Measure 26

Finiamo nelle Grandi Pianure, con il South Dakota che, caso unico, voterà contemporaneamente per legalizzare la cannabis sia per uso medico (Initiated Measure 26) che per uso ricreativo (Constitutional Amendment A). Andiamo con ordine. La 26 prevede che il Department of Health ponga in essere delle linee guida per l’implementazione di un programma che preveda terapie a base di cannabis per pazienti con malattie debilitanti. La prescrizione medica sarebbe alla base dell’inserimento del paziente in tale programma. Il paziente potrebbe possedere non più di 3 once (85 grammi), mentre spetterebbe al suddetto dipartimento stabilire la quantità massima consentita di prodotti a base di cannabis. L’Initiated Measure 26 è un referendum propositivo di rango primario, che quindi introdurrebbe il programma mediante una legge. Il Constitutional Amendment A, invece, andrebbe a inserire la legalizzazione della marijuana per uso ricreativo all’interno della Costituzione. È importante notare come in tutti e due i casi l’origine sia stata l’iniziativa popolare. Per quanto riguarda l’A, esso prevede la legalizzazione della marijuana per uso ricreativo per tutti gli adulti sopra i 21. Gli individui avrebbero anche la facoltà di possedere e distribuire marijuana per un massimo di un’oncia (28 grammi circa). Chi risiede in giurisdizioni prive di centri di vendita ufficiali avrebbe anche la facoltà di crescere fino a tre piante, a patto che siano fisicamente nascoste alla vista del pubblico all’interno di proprietà private. Sarebbe inoltre posta una tassa del 15% sulle vendite, con metà ricavato trasferito a fondi per le scuole pubbliche. La legalizzazione di tutti e due gli aspetti contemporaneamente è insolito (primo caso nella Nazione), ed è sicuramente coraggioso per uno Stato che ad oggi vieta categoricamente la marijuana e prodotti derivati dalla cannabis. Di fronte a questa consapevolezza, i proponenti dell’emendamento costituzionale prevedono la facoltà dei governi locali di vietare la coltivazione a fini commerciali, la vendita, la sperimentazione di cannabis e derivati all’interno del proprio territorio. Inoltre, prevedono già all’interno del proprio testo l’ammontare delle sanzioni per chi non rispettasse le norme. Le due principali organizzazioni che sostengono il passaggio della proposta sono New Approach for South Dakota e South Dakota for Better Marijuana Laws. Insieme, hanno speso 1,52 degli 1,68 milioni di dollari raccolti. Ad opporsi alla 26 è l’associazione dei medici del South Dakota, mentre NO Way on Amendment A guida l’opposizione alla legalizzazione ed è stata lanciata dalla camera di commercio statale. In mano riporta una somma molto minore: meno di un decimo dell’avversaria, con spese ancora minori, a quota 55mila dollari. I pochi sondaggi presenti mostrano un deciso supporto per le proposte.