Primarie in Nevada: il ritorno dei caucus

Pubblicato il 21 Febbraio 2020 alle 07:30 Autore: Donato Mulargia

Il Nevada sarà il terzo Stato a votare per le primarie democratiche sabato 22 febbraio ma gli elettori dello Stato d’Argento hanno già avuto modo di scegliere i loro candidati durante un turno di votazione anticipata. Come in Iowa, gli elettori del Nevada scelgono il loro candidato attraverso i caucus. Tuttavia, il Nevada cercherà di dimostrare che può svolgere con competenza e senza polemiche il processo di caucus dopo il caos in Iowa.

Dopo la vittoria nel New Hampshire, Bernie Sanders (che negli scorsi giorni ha ottenuto l’endorsment del sindaco di New York, Bill De Blasio) è diventato il front-runner alla nomination democratica dopo il crollo di Joe Biden nei primi due appuntamenti elettorali. Attualmente il candidato che ha ottenuto più delegati è Pete Buttigieg con 22, seguito proprio dal senatore del Vermont con 21. Finora sono stati assegnati solo 64 delegati su 3979.

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IN PASSATO CLINTON MA NON SENZA PROBLEMI

Nelle primarie del 2016, vinse l’allora candidata (e vincitrice della nomination) Hillary Clinton proprio su Bernie Sanders, con il 52,% dei voti, ma ci furono grandi polemiche da parte di Sanders alla convention statale; queste portarono i sostenitori del senatore del Vermont a scendere per strada a protestare contro presunti brogli. Più curioso è il precedente del 2008, quando vinse sempre la Clinton con il 50,77% dei voti ma Barack Obama ottenne più delegati (13 a 12).

TEMI POCHI, ACCUSE TANTE

Nella serata americana di mercoledì, a Las Vegas, (organizzato da NBC News) si è svolto il nono dibattito tra i candidati alle primarie democratiche. La novità di questo dibattito è stata la partecipazione di Micheal Bloomberg, che inizierà la sua corsa alle nomination democratiche con il Super Tuesday. L’accoglienza riservata al miliardario ed ex sindaco di New York è stata severa, in particolare da parte dei candidati dell’area radical come Elizabeth Warren e Bernie Sanders.

Sanders ha attaccato Bloomberg per “l’oltraggiosa” politica dello “stop and frisk”, una politica di fermo e perquisizione che Bloomberg ha imposto da sindaco di New York. La Warren ha descritto Bloomberg come “un miliardario che chiama le donne grasse pollastre e le lesbiche con la faccia di cavallo”, facendo riferimento alle citazioni attribuitegli in un libretto scritto da una ex dipendente che Bloomberg contesta.

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Warren, prendendo il tono di un pubblico ministero, ha inoltre sfidato Bloomberg in merito ad accordi di non divulgazione firmati per risolvere casi di molestie da donne che lavoravano nella sua azienda e ha criticato la sua risposta a tale accusa (“Ho trattato bene alcune donne”). “Non intendiamo porre fine a questi accordi perché sono stati stipulati consensualmente” ha aggiunto il miliardario newyorkese, tra i fischi della folla.

Non sono mancati gli attacchi anche da parte di Pete Buttigieg che ha accusato l’ex sindaco della Grande Mela di aver cercato di “comprare questo partito”.

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Passato all’attacco Bloomberg ha dichiarato che in caso di nomination da parte di Sanders, la rielezione di Trump sarebbe scontata e che il suo piano sanitario “Medicare-for-all” rimuoverebbe l’assicurazione privata a 160 milioni di americani, nonostante ciò ha rinnovato la sua completa disponibilità ad aiutare chiunque sarà il candidato, compreso Sanders.

“Penso che abbiamo due domande da affrontare stasera. Una è, chi può battere Donald Trump? E la seconda, chi può davvero lavorare se si dovesse entrare alla Casa Bianca?” spiega Bloomberg. “E direi che sono il candidato che può fare esattamente entrambe queste cose.”

Tra le accuse a Bernie Sanders vi erano la sua eleggibilità e le sue condizioni di salute dopo l’infarto dell’ottobre scorso. Bloomberg lo ha accusato di essere “un socialista milionario che possiede tre case”.

Sanders ha detto che non avrebbe rilasciato ulteriori cartelle cliniche, come da lui già dichiarato, mentre Bloomberg ha insistito sul fatto che le sue dichiarazioni fiscali saranno rese pubbliche entro poche settimane.

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Il confronto tra i candidati di mercoledì, secondo i media americani, è stata la morte politica di Joe Biden: infatti l’ex vicepresidente degli Stati Uniti non è riuscito ad emergere durante il dibattito. Ha destato invece particolare stupore l’atteggiamento battagliero della Warren nei confronti del miliardario newyorkese.

COME SI VOTA? Sì, TORNANO I CAUCUS

Nonostante l’election day del 22 febbraio gli elettori del Nevada hanno potuto esprimere il proprio voto in anticipo attraverso un early voting della durata di quattro giorni. Essi non saranno fisicamente presenti per partecipare ai caucus, ma sarà chiesto loro in anticipo di scegliere fino a cinque candidati secondo il loro ordine di preferenza.

Introdotte nel 2008, le primarie in Nevada si svolgono attraverso i caucus: riunioni che si tengono in palestre o altri luoghi pubblici dove gli elettori possono decidere per chi votare, pur mantenendo la possibilità di cambiare idea.

Quando l’incontro si apre i partecipanti devono dichiarare la preferenza per un candidato. Tipicamente ogni sostenitore di un candidato si mette fisicamente in una posizione della stanza, una per ogni candidato, le persone che non hanno ancora deciso vanno nel gruppo degli “indecisi”. Successivamente avviene il conteggio dei voti: i candidati che superano il 15% dei voti sono considerati sostenibili e passano al second alignment, i militanti favorevoli a un candidato che nel primo alignment non raggiunge il 15% dei partecipanti devono sceglierne un altro tra quelli che hanno superato il 15%.

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SONDAGGI: SANDERS DAVANTI A TUTTI

Bernie Sanders sembra avviato verso una nuova vittoria nei caucus in Nevada. Tutti i sondaggi danno in forte vantaggio il candidato del Vermont, Bernie Sanders, tra il 35% e il 25% dei voti.

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