Procedura di infrazione contro Cipro e Malta: per la Commissione avrebbero venduto la cittadinanza europea

Pubblicato il 25 Ottobre 2020 alle 12:20 Autore: Domenico Vigliaturo
Procedura di infrazione contro Cipro e Malta: per la Commissione avrebbero venduto la cittadinanza europea

I fatti

Cipro e Malta – che insieme fanno poco più di un milione e mezzo di abitanti – avrebbero venduto la cittadinanza dell’Unione Europea. Questa l’accusa mossa dalla Commissione Europea ai due piccoli Stati, membri dell’Unione ormai dal 2004.

A squarciare il velo un’inchiesta di Al Jazeera denominata The Cyprus papers. Sarebbero tantissimi ad aver approfittato, negli ultimi anni, di tale pratica, compresi personaggi dalla dubbia reputazione ma dall’ingente patrimonio.

Ciò pone diversi problema all’Unione Europea: la cittadinanza di uno degli Stati membri, infatti, importa il conseguimento automatico della cittadinanza dell’UE. Dalla cittadinanza dell’Unione discendono tutta una serie di diritti in capo ai cittadini. Aprire in questo modo le porte dell’Unione a chi non ne condivide i valori, financo a potenziali criminali, potrebbe avere conseguenze negative sul sistema europeo. Riciclaggio, evasione fiscale, corruzione: queste potrebbero essere le pratiche più diffuse.

La vendita della cittadinanza (bisogna investire 2.500.000€ a Cipro e circa 1.150.000€ a Malta per ottenerla) avrebbe fruttato alle casse cipriote e maltesi ingenti guadagni. Si stimano in circa otto miliardi le entrate derivate da tali pratiche. E anche per questo c’è difficoltà nel dismetterle.

Oltre a Malta e Cipro anche la Bulgaria si sarebbe mossa in maniera simile.

Cosa succede ora

La Commissione Europea guidata da Ursula Von der Leyen ha deciso, supportata anche dall’Europarlamento, di avviare il lungo percorso della procedura d’infrazione. Siamo ora alla prima tappa: nei giorni scorsi la Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora a Cipro e Malta. I Governi dei due Stati hanno ora due mesi di tempo per inviare alla Commissione una dettagliata risposta. Se una risoluzione della crisi dovesse rivelarsi difficile potrebbe intervenire, in extremis, la Corte di giustizia.

Per la Commissione Europea tale pratica si scontrerebbe con il principio di leale collaborazione che deve uniformare i rapporti tra Stati membri e Istituzioni europee. Non solo: la vendita della cittadinanza cozzerebbe con l’art. 20 del Trattato sul funzionamento dell’UE, in quanto lederebbe l’integrità dello status di cittadino dell’Unione.

La Bulgaria ha invece un mese di tempo per rispondere alle richieste europee, dopodiché la Commissione deciderà sul da farsi.

L'autore: Domenico Vigliaturo