Regno Unito, correnti interne del Labour Party in vista delle primarie

Pubblicato il 3 Aprile 2020 alle 08:30 Autore: Saad Tarybqy

Primarie Labour Party 2020

Le elezioni per la leadership del Partito Laburista del 2020 sono state indette dopo che Jeremy Corbyn ha annunciato l’intenzione di dimettersi da leader del partito a seguito della sconfitta alle elezioni generali del 2019.

Jeremy Corbyn è stato eletto alla leadership in un’elezione del 2015 e successivamente confermato nel 2016 dopo una sfida di Owen Smith.

Mentre i laburisti hanno guadagnato 30 seggi alle elezioni generali del 2017, ne hanno persi 60 alle elezioni del 2019, con il risultato che il partito ha il più basso numero di scranni alla Camera dei Comuni dal 1935. Corbyn ha successivamente annunciato che si dimetterà come leader del Partito Laburista dopo un “processo di riflessione”.

 

Sistema elettorale e procedure

L’elezione si svolge secondo il sistema “one member, one vote” (OMOV)” puro, utilizzando il sistema elettorale a scrutinio istantaneo con voto preferenziale per calcolare il risultato.

I candidati saranno eletti dai soci e dai sostenitori registrati e affiliati, che riceveranno tutti un massimo di un voto, e tutti i voti saranno ponderati in modo uguale. Ciò significa che, ad esempio, i membri dei sindacati affiliati ai sindacati devono registrarsi come sostenitori laburisti affiliati per poter votare.

I membri che si sono iscritti prima del 20 gennaio saranno eleggibili al voto. Per candidarsi, gli aspiranti leader dovevano essere nominati da almeno il 10% dell’insieme dei membri del Partito laburista parlamentare (PLP) e del gruppo laburista al Parlamento europeo (EPLP), ossia 22 deputati ed eurodeputati all’epoca.

Di conseguenza, il numero massimo di contendenti si attestava a 9. Inoltre era necessario il sostegno da almeno il 5% dei partiti laburisti di circoscrizione (CLP), vale a dire almeno 33 CLP, o almeno tre partiti affiliati che rappresentano il 5% di membri affiliati, compresi almeno due sindacati. Gli affiliati sono costituiti da sindacati, società socialiste e dal Partito cooperativo.

Le votazioni sono state aperte il 24 febbraio e si chiudono a mezzogiorno del 2 aprile. Il risultato sarà annunciato il 4 aprile.

Cinque candidati, Rebecca Long-Bailey, Lisa Nandy, Jess Phillips, Keir Starmer ed Emily Thornberry hanno ricevuto un numero sufficiente di candidature per procedere alla seconda tornata di candidature. Ma solo tre di questi (Long-Bailey, Nandy e Starmer) hanno ricevuto un sostegno combinato sufficiente da parte degli affiliati e dei CLP per procedere alla votazione finale.

 

I candidati nominati

I tre candidati, dotati ognuno di un proprio programma, hanno creato di conseguenza correnti di sostenitori diverse all’interno del partito. Corbyn intervenne a riguardo sostenendo “basta con le divisioni interne, dobbiamo restare uniti se vogliamo sconfiggere i conservatori”.

 

  • Rebecca Long-Bailey: ha creato un piano in quattro punti: Aspirare al socialismo; potenziare il movimento e aumentare adesione ai sindacati; una “Rivoluzione Democratica” e una “Rivoluzione Industriale Verde”. Long-Bailey ha promesso che continuerà a sviluppare le politiche del “Green New Deal” che aveva introdotto nel manifesto elettorale del partito nel 2019. Sulla riforma democratica Long-Bailey ha chiesto una riforma costituzionale per diffondere il potere in modo più uniforme in tutto il paese, compresa l’abolizione della Camera dei Lord. Long-Bailey ha dichiarato che se vincerà le elezioni per la leadership, il partito laburista manterrà il suo impegno a riportare l’energia, l’acqua, la ferrovia e la posta di proprietà pubblica. Propone il bando delle commissioni ai bancomat e fermare la chiusura delle filiali bancarie e degli uffici postali, fornire viaggi gratuiti in autobus per i minori di 25 anni e un free public wifi nei centri cittadini. Ha anche sostenuto la selezione aperta come processo di scelta per i deputati laburisti. I media internazionali l’hanno descritta insieme alla sua piattaforma “continuità Corbyn” a causa della sua vicinanza al leader uscente e come la sinistra del partito laburista, anche se lei rifiuta l’etichetta. Durante la pandemia COVID-19 nel Regno Unito, Long-Bailey ha fatto diverse raccomandazioni al governo. Ha sostenuto che l’esecutivo deve considerare il reddito di base universale per tutte le persone nel Regno Unito, indipendentemente dalla ricchezza.

  

  • Lisa Nandy: ha difeso la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea. Nandy si oppone all’indipendenza scozzese e sostiene che il Labour dovrebbe “guardare alla Catalogna e al Quebec” come esempi per affrontare il “nazionalismo divisorio”, chiarendo poi che il partito può imparare dal Partito socialista in Spagna che ha dimostrato come “la causa della giustizia sociale ha sconfitto il nazionalismo divisorio”. Ha affermato di volere che il Partito laburista scozzese sia rappresentato nel governo ombra, impegnandosi tuttavia nel non interferire nel processo di devolution politica, permettendo al partito locale di decidere il proprio approccio all’indipendenza. Nandy ha denunciato coloro che hanno messo in dubbio il diritto all’esistenza di Israele e ha ribadito che la sua opinione sulla difesa dei diritti dei palestinesi non è in contraddizione con il sostegno a Israele.

 

  • Keir Starmer: si è posizionato in opposizione all’austerità, affermando che Corbyn aveva “ragione” a posizionare il Labour come il “partito dell’anti-austerità”. Ha indicato che continuerà con la politica laburista di eliminare le tasse universitarie. Si è anche impegnato a rinazionalizzare le ferrovie, la Royal Mail, le compagnie idriche e le compagnie energetiche. È a favore di tasse sul 5% dei lavoratori con redditi superiori a 80.000 sterline. Ha inoltre sostenuto che il partito dovrebbe proporre la reintroduzione della libera circolazione all’interno dell’Unione Europea. In risposta alla pubblicazione del piano di pace di Trump per risolvere il conflitto israelo-palestinese, ha descritto le proposte come “incompatibili con il diritto internazionale e la tutela dei diritti umani”.