Romania: il centrodestra spinge per “il vecchio” sistema di giustizia

Pubblicato il 7 Ottobre 2020 alle 10:20 Autore: Riccardo Izzo
Romania: il centrodestra spinge per “il vecchio” sistema di giustizia

Si può interpretare come sinonimo di allineamento alle istituzioni europee (e più precisamente alle raccomandazioni della Commissione di Venezia) l’intenzione di riforma al sistema di giustizia romeno avanzata dal governo di centro-destra, guidato dal Partito Nazional Liberale.

La bozza presentata nella giornata del 30 settembre mira a rovesciare quanto fatto dai social democratici qualche anno addietro, ed è curioso che ciò sia avvenuto solo qualche ora dopo il rilascio da parte della Commissione europea di un report sullo stato relativo al “Rule of Law” (ovvero quel complesso di disposizioni a cui il potere pubblico deve sottostare al fine di essere esercitato correttamente). La speranza dell’attuale esecutivo è quella raggiungere le maggioranze necessarie a far passare la riforma in Parlamento entro il 31 marzo 2021 (data in cui è stata fissata il dibattito pubblico), considerando anche che le elezioni sono previste entro la fine dell’anno.

 

DAL 2018 AD OGGI RIFORME DI GIUSTIZIA SEMPRE AL CENTRO DEL DIBATTITO

Le ruggini fra Europa e Romania in merito alle riforme introdotte per il sistema di giustizia del Paese cominciano nel 2018, periodo in cui il Governo guidato dal Partito Social Democratico decide di emendare alcune disposizioni contenute nel codice penale e di procedura penale.
Gli interventi del 2018 istituiscono un tribunale speciale con funzioni istruttorie al fine di eliminare eventuali fenomeni di corruzione fra i magistrati ed avvocati e, al contempo, sopprimono il potere di veto del Presidente per le nomine dei magistrati di alto rango. Non si è fatta attendere la risposta europea, con la Commissione di Venezia che si è così espressa: “Queste leggi avranno una influenza negativa sulla efficienza, la qualità e l’indipendenza della magistratura, con effetti negativi anche per la lotta alla corruzione“.

Il 2018 è anche l’anno in cui il Presidente Klaus Iohannis, su ordine della Corte Costituzionale, solleva dall’incarico di Procuratore capo dell’ufficio anticorruzione Laura Codruta Kovesi, colpevole di aver criticato proprio quegli interventi di riforma. Il polverone alzatosi è stato sicuramente significativo, al punto che anche la Corte Europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata in favore dell’ex procuratore capo (oggi ai vertici della Procura europea), dichiarando violato il suo diritto ad un giusto ed equo processo nonché della sua libertà di espressione.