Parlamento Europeo condanna la sentenza sull’aborto in Polonia

Pubblicato il 29 Novembre 2020 alle 22:22 Autore: Lorenzo Amarotto

In una risoluzione adottata a maggioranza (455 favorevoli, 145 contrari e 17 astenuti), il Parlamento europeo critica fortemente la sentenza emessa il 22 Ottobre scorso dalla Corte costituzionale polacca, che decretava l’illiceità dell’aborto anche in caso di gravi malformazioni del feto.

I parlamentari UE sostengono che le nuove restrizioni all’aborto mettono a repentaglio “la salute e le vite delle donne”, dato che in Polonia la maggior parte degli aborti (1’074 su 1’110 nel 2019) era eseguita sulla base di gravi malformazioni del feto. Eliminare quest’opzione legale – avvertono da Bruxelles – comporterebbe il ricorso ad “aborti rischiosi, clandestini e potenzialmente mortali.

La risoluzione richiama la giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, per la quale leggi restrittive sull’aborto violano i diritti umani delle donne. I diritti delle donne sono diritti fondamentali – si legge nel testo: Istituzioni europee e Stati membri sono vincolati a rispettarli e salvaguardarli.

Inoltre – aggiungono i sottoscrittori – ogni anno migliaia di donne polacche sono costrette a recarsi all’estero per accedere a servizi di salute riproduttiva, dal momento che sempre più medici polacchi invocano l’obiezione di coscienza, anche quando si tratta di prescrivere contraccettivi.

I parlamentari UE, infine, esprimono solidarietà ai cittadini polacchi che “sono scesi in piazza per protestare contro l’erosione dei loro diritti e libertà fondamentali”, sottolineando che la sentenza è stata pronunciata stanti le restrizioni dovute alla pandemia da COVID-19, con ciò “impedendo un adeguato dibattito democratico”.

Il pronunciamento europeo segna l’ennesimo dissidio fra istituzioni comunitarie e governo polacco in materia di stato di diritto. Gli europarlamentari notano, infatti, che il verdetto è stato pronunciato “da giudici eletti, e totalmente dipendenti, da politici della coalizione di governo guidata dal partito Diritto e Giustizia (PiS). Ciò – conclude la risoluzione – rende necessario l’intervento di Consiglio e Commissione UE.